mercoledì 30 dicembre 2009

Infestati


Siamo noi il presepe vivente! Nel frullato delle feste, in un ripetuto day after, nel protrarsi delle notti e nell'assottigliarsi della luce, nella convalescenza instabile da ritorno a casa, nel gioco del ripetersi differente dei propri passi. Tra alluvioni alcoliche che confondono i piani, metton la testa fuori dal solito posto, rinegoziano le gerarchie tra lancette d'orologio e battito interiore.

Cercatori distratti e ostinati del senso incompiuto, riuniti in un punto di ritrovo per perdersi meglio arrivando fino alla fine della prossima alba.

Tra galleggianti e schermi protettivi, tra proposte e date di scadenza, tra mattonelle occupate da vite passate e sedie barcollanti. Tra storie di gatti e di coppie. Tra un “a che punto c'eravamo lasciati” e il “com'è bello adesso esserci ritrovati”.

In uno spazio-tempo di s-frenato raccoglimento, aspettando l'esondazione della volontà fuori dagli argini della cordialità, scontrandoci con lo stappar sugheri bucati a morte, con il concerto di voci volti e storie intorno ad un cerchio, con il passeggiar disinibito d'uno sguardo verso l'altro, con un “ quale musica stanno ascoltando le tue orecchie”, con uno shalom con h a sorpresa o con un “cosa dire, chi meglio di Tarantino può travolger la storia e lo spettatore!”.

Apriamo le finestre, c'è bisogno di aria affinché i sentimenti possano rischiare di contagiarsi con la dovuta facilità!

E allora, quando ci vediamo per tutto il tempo che ci resta o per tutta la vita che abbiamo davanti?



giovedì 24 dicembre 2009

CCTV - L'idolo del nostro tempo


La sicurezza è un pretesto. Per erigere steccati, alzare barriere, per generare paura: paura di perder i propri posti, i propri privilegi, la propria sicurezza!

La sicurezza è un pretesto per edificare nuovi muri, per negare chi coltiva diversità, per impedire che voci fuori dal coro si possano ancora far sentire.

La sicurezza è un pretesto per depistare l'attenzione, per fomentare l'insicurezza, per turbare i rapporti interpersonali.

La sicurezza è un pretesto per nutrire l'arroganza, per crear nuovi cortili di potere, come quella Piazza Colonna vietata al transito dei cittadini, circondata da transenne e gendarmi armati e sempre allerta ogni (rara) volta che alla Camera di Montecitorio si gioca la recita dei nostri (?) rappresentanti.

venerdì 18 dicembre 2009

Perseguitare l'obiettivo


La realtà non esiste, eppure insiste ad ostacolar gli obiettivi che ognuno – a seconda del grado d'ossessione prediletto – sceglie di perseguire o di perseguitare.
Al di là di convenzioni e non di meno di convinzioni, le nostre condizioni sono quelle di chi, nel tempo in cui oramai si è investiti (travolti) dal ruolo di manager di noi stessi – tecniche di marketing alla mano o sotto piedi – è sul punto di lanciarsi sul mercato come prodotto di pregiata marca disumanizzata. Tra le difficoltà dell'esporsi e le difese del ritrarsi si finisce col cortocircuitare in un formidabile: " Sono unico e autentico, dico quello che non penso".
Con la risorsa del “Ah Ah” pronta a salvarci al momento della presa di incoscienza, è chiaro ad un certo punto che ci si lancia solo per il piacere di potersi poi lasciare, smarcandosi e infine defenestrandosi dal davanzale più invitante.

martedì 15 dicembre 2009

Parcheggiarsi



...Dacci il nostro parcheggio quotidiano...


mercoledì 9 dicembre 2009

Ingannare l'attesa


Ingannare l'attesa per non esser da lei ingannati.

Rendersi inattendibili nei confronti delle sue pretese.

Fare di tutto per non accorgersi della sua presenza.

Giocare a distrarsi dalla sua presa.

Solidarizzare con chi soffre della stessa sciagura sociale, con chi patisce lo stesso intoppo da programma non rispettato, con lo stesso sgarbo da planning giornaliero malandato per cause e(s)terne.

Coalizzarsi per far sì che un'attesa così non torni mai più.

Concepire e attuare una rappresaglia tale da scalfirne l'impassibilità e addolcirne l'insostenibilità.


Quando l'attesa coincide con l'amata però le cose cambiano.

Quasi all'apice del ribaltamento di funzioni, ora si va in cerca proprio di colei che prima si tentava di fuggire con tutti i mezzi e a tutti i costi.

E la si attende con ansia, con fibrillazione, con entusiasmo.

E questa volta la si vuol tenere tutta per sé,

farne il centro della propria vita,

far sì che un'attesa così non scappi mai più.

domenica 22 novembre 2009

Dis-posizioni


Cambiare disposizione o solo posizione.

Degli oggetti nella stanza o delle stanze del proprio cuore.

Disporsi in file verticali e compiutamente disorganizzate.

Ed al contempo essere disposti ad accettare cure o sacrifici.

Prendere disposizioni o solo una delle tante posizioni.

Porsi in ascolto e in posizione eretta.

Predisporsi all'attacco dell'amico e al consiglio del nemico.

Disporsi in un angolo e restare a disposizione.

Poi cambiare posto.

Imporsi di cambiare la posta in gioco prima che il gioco non cambi te.

Una volta disposti è difficile dirsi ancora scomposti.

Si è qualificati definitivamente come ben posti.

Ed allora deponete qui le vostre posizioni, voi che fate gli indisponenti!

Senza più l'imposizione del doversi fare (trovare) una posizione

Le disposizioni sono cambiate e voi non lo sapevate.

È il momento di far quello che vi pare.

Dis-porsi a tutto prima di de-porsi per niente.


giovedì 19 novembre 2009

L'interruzione



C'è chi programma la propria agenda di giornata con serenità da catena di montaggio borghese. Senza tener conto degli imprevisti. Piuttosto sperando che non s'incontri il peggior e più pericoloso nemico, l'inconveniente.

E c'è chi, all'altro capo degli ordinamenti del mondo - angelo custode dello spirito dionisiaco, - è sempre lì a guastar amabilmente la festa.

Così, a ribadir che di spazi e tempi anestetici e anestetizzati a volte si può far piacevolmente a meno, capita che pochi minuti dopo l'inizio della proiezione del raro film ceco Perline sul Fondo (1966), una clamorosa interruzione giunga a turbare la vacanza fuor di vita reale degli spettatori in poltrona.

Una paranoica-ossessiva signora urlante al buio, esprime con pacatezza sempre minore, sino a farsi urlante, la sua indignazione da puntigliosa pseudo-esperta (parodia inconsapevole di certi accademici fanatici della tecnica più che dell'anima dell'arte): senza che la cosa fosse stata indicata sul programma, la proiezione era in dvd e non in pellicola e la questione, vista come un inganno perpetrato ai danni di chi ora manifestava tutta la sua ira – era affronto grave da denunciare all'istante!

Non si fa attender che pochi attimi la conseguente reazione degli altri spettatori, clienti insoddisfatti, scossi per come il tempo da loro comprato non sia stato “completato” (“capitalisticamente” sfruttato) con il corrispettivo di piacere richiesto, per non esser stati tutelati a pieno e insomma per aver sprecato e mancato l'appuntamento.

È in un tripudio di commenti e suggerimenti, tra il Dovete cacciarla a calci!, il Dovete capirla, è disturbata.. e il Bisogna prenderla con la forza!, o ancora tra il Se non lo fate voi sarò io a chiamar i carabinieri e il Provate a ignorarla, forse smette..., che si consuma la variegata reazione di quel pubblico pagante infastidito dal non poter proseguire il loro pre-stabilito iter di giornata.

E pensandoci bene, nessuno riusciva in quel frangente ad accorgersi (e a gioir di conseguenza!) che nella sua inafferrabilità e insolubilità netta, un evento come quello che si stava consumando era cinema eccezionale e irripetibile, momento in cui qualcosa s'accende negli animi inclini a far esperienza del non sapere, interruzione d'una linea altrimenti piatta in cui la vita irrompe nella sua ambiguità e sa rompere le maglie dello spettacolo confezionato e consolatorio, che - per quanto esaltante possa essere – rimane sempre tanto in ritardo (per non dire: sempre passato) rispetto al nostro agire “reale”.

mercoledì 11 novembre 2009

Apparenze al riparo da nulla



Afferrato da quel titolo – Al riparo di nulla – mi accostai alle pagine e feci per aprire, sorprendendomi in tal modo nello scoprire d'aver davanti a me un volume completamente stampato a testa in giù.

Pensai allora di render un servizio utile e parzialmente prezioso al personale consegnando il libro fuor di norma alla prima felpa rossa impiegata in libreria.

Lo feci e quella mi ringraziò con immediatezza: "Grazie, sarà stampato male, lo restituiremo quanto prima all'editore! Ma, attenzione, forse è solo un problema di sovra-copertina! "

Così in effetti era, e io mi ricredetti riguardo l'eccezionalità d'aver tra le mani e di poter legger Al riparo di nulla.

lunedì 9 novembre 2009

martedì 27 ottobre 2009

La direzione


Nella giungla di frecce che popola il cammino, La direzione (quale delle tante?) ti convoca per un colloquio.

Resta il dubbio se sia tu a sceglierla o lei a scegliere te.

Una volta legato ad essa, la direzione inizia a correre e ti incita a seguirla. Poi la solita corsa. Il solito bagno di sudore. Essa farà di tutto per farti perdere le sue tracce e tu, nel dubbio che la strada che hai imboccato non sia quella giusta, cercherai in ogni segno una traccia del suo passaggio.

La direzione declina presto ogni responsabilità. Riguardo le speranze e le occasioni perse per strada, mentre si soggiornava su questa terra incustodita, non ne vuole a che sapere.

La direzione declina, invecchia, canuta si logora e si ingobbisce.

La direzione a volte cambia. Faccia o senso (di marcia?).

Più spesso la direzione si smarrisce. Si sgualcisce. Si sfinisce.

E ad un certo punto anche la direzione decide di spostare altrove la sua stessa direzione.

martedì 13 ottobre 2009

Una di queste code

Procedendo in fila o cedendo ad essa.

...d'una coda nera e assai borghese...ben coperti, ben equipaggiati.

Entrata laterale dell'Hotel de Ville

Una domenica di sole invernale esige un cerimoniale da non trascurare.

Solo chi è candido, chi è di spirito non corrotto, chi è bambino ancora, può stare al di là d'ogni barriera, non legarsi alle catene dell'attesa.

Solo chi non ha pacificato il suo sguardo può vivere ignaro d'ogni margine e d'ogni ostacolo che leggi del quieto e castrante vivere sociale vanno costruendo per raddrizzar le storture e riportarci su quella linea di cui non si comprende bene chi sia stata l'anima tracciante.




lunedì 12 ottobre 2009

Dopo Magritte?


...Questo non è quel che vi pare
e
quel che vi pare non è...

venerdì 9 ottobre 2009

Ci sveglieremo mai?


Cercasi musa (con) appassionata mente.

Tu mi turbi e le strade del Signore sono finite. Dolci violenze verbali riconvocando alla nostra memoria un Troisi reincarnato, in tutta la sua amabile afasia da discorso interiore inesprimibile a parole umane.

S-formiamo parole di senso incompiuto, in battaglia con le truppe del “non so se ci siamo capiti”, quelli ancora impigliati nella ragione e impiegati al servizio – alle di-pendenze - del senso mancante e mancato delle cose.

Un minestrone di La Repubblica come pasto post-cena, ri-tagliabile, s-componibile, da ri-s-comporre a caso.

Una combinazione delle mille qui s'arresta:

In cielo devono aver finito il rum.

L'ora del “nulla sarà più come prima” raddoppia la solitudine della mia vita.

Trovare lavoro senza panchina.

Noi regaliamo proprio [giochi d'abilità per disabili]



I nostri sguardi compensano (al)le nostre s-viste.

Condividiamo il nostro calice alcolico e facciamone imperituro e sprovveduto uso. Non limitiamoci non imitiamo chi non vuole imitare.

Ripetiamoci se così vuole il copione mai scritto. Ri-facciamoci. Del tempo disperso. Facciamo uso di connessioni proibite, di concessioni private. Restiamo ancora qui, neanche il silenzio saprà portarci via.

Mal andanti ed eversivi più che viandanti compulsivi Grandi comunicatori dei più traballanti dei momenti. Esitanti decisamente indecisi su che cosa dubitare. Menti criminali che per eccesso di lucidità hanno ucciso la verità e i suoi servitori.

Andiamo allora, che il circo ci aspetta. Ci spetta di diritto così combinati. Domatori o domati, donatori di certo, ognuno imbevuto del suo sorriso, lieto spettacolo per ogni compagno di viaggio.

C'è una iena e c'è un pavone. Troppo ardito chieder anche un leone. È uno zoo per topi. Da catturare con fiori di ferro e colla invisibile. È un parco per volatili a due zampe e non ancora identificati.

Andiamo. Andiamo subito, subito dopo, a poco a poco. Finiamo in un triplice acquario con un sagittario a vigilar dall'alto e con un solo pesce sprovvisto d'ascendente e ben poco competente.

Andiamo dove non siamo portati. A ballare e a cantare. Con l'autonomia impacciata di chi s'accorge troppo di sé stesso. Conduciamoci a occhi chiusi, la maggior dimestichezza si conquista nel proceder a tentoni. Lì, dove c'è solo uno spiraglio, infiliamoci. Non passiamo dall'ingresso, è invisibile alle nostre traiettorie, quel che non si presenta come possibilità di trasgressione delle barriere.

Scardiniamo questi giorni senza accenti, prodigandoci a trovar da noi le situazioni in cui la vita stessa, beffarda e curiosa giocatrice, verrà esclamando d'averci infine trovato, noi che ci affaccendiamo a custodire a lungo termine i nostri in-desiderabili desideri.

Andremo lì adesso, cercando l'anima con l'animo giusto. Al centro d'un palco vuoto, i pensieri in vacanza e la pelle a contattar il mondo. Un platea affollata di fantasmi. Qualche nube, qualche gatto, quel giaciglio intorno ad un cerchio ed uno ancor più grande. Una culla un po' più in là. L'opportunità d'un tele-trasporto, così vicini da saperci spingere a distanza e da quel punto abbracciarci ancora più forte. La luna è qui con noi, lo spazio è come sappiamo figurarcelo.


lunedì 5 ottobre 2009

Tutto il tempo che ci vuole


E se imparassimo ad andare sino in fondo, a fondarci su un nuovo inizio.

Vediamo se è affar nostro sapere da dove partire, o se è per merito altrui che bisogna continuare a patire.

Vediamo se è tempo di far finta d'occuparsi di qualcosa, dimenticando gli specchi e facendoli infrangere una volta per tutti, così da non occuparsi ostinatamente e senza fine del riflettere e del riflettersi

...ma no, non siamo sulla stessa lunghezza d'onda, nemmeno sulla stessa barca. non abbiamo più maiuscole da spendere, nè energie da spremere per confezionare un prodotto grazioso e ben educato...

Il fuso orario ha provocato danni irreparabili alla nostra intesa.

Che cosa ne hai fatto del nostro tempo, come ci si è spinti sino all'aver fatto il nostro tempo.???

Ma, si sa, tutto il tempo che ci vuole è tutto quello che ci manca.

E s'è fatta ora.

Di sfilarsi dalla più ordinata marcia del senso, tagliare il filo del discorso con affilato stratagemma e dunque pro-cedere per gemmazione progressiva di sonorità tra loro familiari.

Cedere il discorso a chi sa continuarlo.

A chi non subisce pena nell'ignorarlo.

A chi potrebbe da ora cominciare ad amarlo.

giovedì 1 ottobre 2009

Alter alter ego

Una dopo l'altra mille parole, di qua e poi di là, un alter ego dopo l'altro, coprendo distanze che da spaziali si fanno mentali e viceversa.

Ti svegli prima di quanto credessi e già i piani sono cambiati.

Ma poi col passare delle ore attraversi lo stadio del consigliere di buoni colpi tennistici, quello dello scrittore alle prese con tema su committenza (la famiglia!), quello dell'attento confidente di sciagurate vicende amorose d'amico in breve sosta romana, quello di fratello alle prese con una doverosa pulizia della casa, quello di apprendista fotografo di momenti meno che vuoti, quello di flaneur fuori tempo – ho visto Umberto D dipinto sul legno di una vecchia porta, a metà della scalinata di via de' Ciancaleoni - , quello di spettatore attento e sbalordito di come un film possa giocare con estrema sottigliezza sulla soglia vero/falso, quello di bevitore notturno in pub irlandese con violinista celtico, nuovi compagni e lingue straniere, quello di pedone affaticato alle prese con latitanti linee notturne, quello infine e soprattutto di virtuale dialogante con anima scoperta come affine e vicina...

lunedì 28 settembre 2009

Una ragione


Farsene una ragione.

Una ragione nuova o di seconda mano.

Truccata.

Di quelle sicure di se stesse ed immuni alle incertezze e alle debolezze delle passioni.

Una ragione che sappia dove vuole andare.

Dalle spalle larghe e lo sguardo fiero e alto.

Una ragione che non voglia mai fermarsi prima di conoscer il perché delle cose.

Una ragione che, guardandosi indietro, capisca che è stato detto tutto quel che si poteva dire e che questa forse è una buona ragione per non averne più alcuna, di ragione.

giovedì 24 settembre 2009

Sotto come sopra


Qui siamo lì, sotto come sopra,

di comune accordo con nessuno.

Legittimati a non chieder legittimazione alcuna.

Con la garanzia di esser sprovvisti di qualunque garante.

Spariamo a vista.

Se qualcuno ci nota già non ci siamo più.

Spazziamo via chi pensa d'averci capito.

Lasciarsi (volare via) è forse volersi ancora (vicini quanto non si riesce più ad essere).

E se non c'è un piano di studio o un piano di lotta forse è perché così vuole il piano di vita.

E se hai un criterio fondato su cui poggiarti, è di certo quello dei naufraghi.

E se pensi di non farcela è perché ancora non hai deciso di rinunciare.

È bene che ve la diate a gambe, fan o fanatici, farneticanti appassiti appassionati ai propri personali interessi, quelli dal voltafaccia facile.

Correte adesso prima che doviate accorrere alla vostra umana catastrofe.

E stai attento di là. Se allenti la presa è perché pensi di avercela fatta. Ad aver qualcosa da prendere.

Poi l'afferri e la chiami poesia?!?

E si, poiché c'è e non si vede. E dove si vede, forse è lì che è scomparsa...

martedì 22 settembre 2009

Curiosità a orologeria


..curiosità a orologeria,

pericolosa tentazione di chi non si quieta e piuttosto insiste a voler vedere e toccare,

tralasciando ogni mortiicante prudenza per lanciarsi

a perdifiato

verso la propria preda...

lunedì 21 settembre 2009

L'emozione che cercavi non è più qui


Comeee, non ho capito?!

Aaah, non viene....

..Attese appannate, vie appianate, difese deragliate, pretese annacquate...

e poi...

L'emozione che cercavi non è più qui.

Ci sono numerose ragioni che potrebbero aver portato a questo, come ad esempio il fatto di non esistere più o di essersi trasferiti altrove...

Per aiutarti a trovare la via che ti riconduca verso di lei, ti consiglio:

di consultare la mappa del sito in cui ti trovi per scegliere la direzione giusta;

oppure

di cercare altrove

oppure

di tornare a casa.

giovedì 17 settembre 2009

Dici che mi sto ripe(n)tendo?

DICI CHE MI STO RIPETENDO?

DICI CHE MI STO RIPETENDO?

DICI CHE MI STO RIPETENDO?

DICI CHE MI STO RIPETENDO?

DICI CHE MI STO RIPETENDO?

DICI CHE MI STO RIPETENDO?

DICI CHE MI STO RIPETENDO?

DICI CHE MI STO RIPETENDO?

DICI CHE MI STO RIPETENDO?

DICI CHE MI STO RIPETENDO?

DICI CHE MI STO RIPETENDO?

DICI CHE MI STO RIPETENDO?

DICI CHE MI STO RIPETENDO?

DICI CHE MI STO RIPETENDO?

DICI CHE MI STO RIPETENDO?

DICI CHE MI STO RIPETENDO?

DICI CHE MI STO RIPETENDO?

DICI CHE MI STO RIPETENDO?

DICI CHE MI STO RIPETENDO?

DICI CHE MI STO RIPETENDO?

DICI CHE MI STO RIPETENDO?

DICI CHE MI STO RIPETENDO?

DICI CHE MI STO RIPETENDO?

lunedì 14 settembre 2009

Asfaltare


Ma dimmi,
pensi che se imparassimo a passare sopra le strisce,
un giorno
riusciremo anche a passare sopra ai corpi
???

domenica 13 settembre 2009

L'interruttore



L'interruttore migliore, il dirottatore d'attenzione, il blob umano.
Infilati nei meccanismi dell'eterno flusso e fai inciampare quella pazza corsa senza fine...
Facciamoci disturbare, che forse ti accorgi di vivere proprio durante le interruzioni...

mercoledì 9 settembre 2009

L'anima di chi suona

...
quel che conta
non si vede
non si misura
non si calcola
non si valuta
...
quel che conta
forse
non c'è
(ancora)
...

martedì 8 settembre 2009

Il tramonto è uno stato mentale


Il tramonto è uno stato mentale


o


è una presa di coscienza


giornaliera


quotidiana


persistente


insistente


ossessiva


del (tempo del) passaggio


del tra-passo


verso quello che non sarai più

martedì 1 settembre 2009

Disperso nell'ambiente


Sam disperde parole nell'ambiente, così lontano ancora da quell'orizzonte equilibrato che corrisponde alla piena ecologia della mente.

Sa dunque di inquinare poiché, nel suo caso e nel suo ruolo, dalla sua postazione in logoro cassonetto – oramai investito del ruolo di re dei rifiut(at)i, trattasi certamente di versi non rinnovabili né riciclabili.

Sam è inquinante. Contamina chi tocca con lo sguardo, chi raggiunge con il cuore. O così pensava potesse essere.

Privo dei giusti accorgimenti, è tuttavia a sua volta ad alto rischio di contagio, riguardo svariate tra le patologie derivanti da sommovimenti cataclismi smottamenti, emotivi e sensitivi, caratteriali e contingenziali.

Sam, usa(to) e getta(to), è disperso, oltre che già da tempo dispersivo ed ora anche prestante claudicante parodia del disperato. Mai gradevole, di certo degradato, non più bio-degradabile.

venerdì 28 agosto 2009

Alla porta


...Mettiamoci alla porta, prima che qualcuno o qualcosa lo faccia di sua iniziativa e a nostro discapito.

Pre-vediamo, o meglio pre-veniamo.

Addoloriamoci prima che il fatto si compia.

Anticipiamo la sofferenza sgambettandola proprio in quello che è la sua arma più crudele e teatrale: l'effetto sorpresa.

Disponiamoci già lì, in attesa che ci vengano a dire che siamo stati parte interessata di un delitto di cui la vittima siamo noi stessi.

Optiamo per delusioni preventive.

Prendiamo i nostri abbagli e i nostri accorgimenti affinché nulla vada come progettato.

Dove sarebbe altrimenti il piacere della vita che ti scotta, sconvolgendo e sovvertendo la serenità dell'ordinato e ordinario calcolo statistico delle probabilità?


domenica 16 agosto 2009

Divieto d'accesso


Dove pensi d'entrare?!?

Qui, se non hai le credenziali, non hai modo d'avanzare!

Il mondo ha ancora i suoi circoli esclusivi, i suoi meccanismi di selezione, i suoi agenti che elargiscono, dall'alto e con sottaciuta parzialità, privilegi e colpi bassi.

Diciamo di calcare la stessa terra, ma poi non abbiamo la libertà delle pari opportunità.

I separatismi e le classificazioni prevalgono ancora sull'omogeneità e la complementarietà delle direzioni.

La sicurezza impone illusorie barriere, la clandestinità diventa reato, il passaggio in uno spazio-tempo torna delimitato regolamentato iper-controllato.

A sottoscrizione o ad inviti, a numero chiuso, l'accesso è una lama che taglia fuori chi non fa parte del giro, che non partecipa, chi non sa, non può, non vuole partecipare.


sabato 15 agosto 2009

Assunzioni


E in tempo di crisi,

nessuno protesta per questa assunzione in cielo di Maria,

con il ruolo di Madonna

e

con contratto a tempo non solo indeterminato

ma presumibilmente eterno?

lunedì 10 agosto 2009

E la testa dov'è?


Manca solo la testa.
Come se non fosse sempre così...

sabato 8 agosto 2009

In ogni posto, a questa ora


Siamo in disordine e procediamo per prove successive, per svolte pericolose verso curve non segnalate...


Non avremmo dovuto, non avremmo potuto...ma sì, diamoci il permesso, mettiamoci in mostra, esponiamoci ad ulteriori rischi.
Siamo come beviamo, vorremmo essere come sorridiamo.
Non aspettiamo ma sempre andiamo.
Pronti al brindisi, alla memoria di chi non c'è mai stato e di chi solo ora si è accomiatato.
Urliamo in alto come lupi, miriamo tanto lontano da non aver voglia di identificare il nostro desiderio.

Accomodati ed onora il tuo ruolo. Serviti. Servimi. In lungo e in largo, dove non c'è nessuno e dove sei tu nessuno.
In alto, appeso, pronto ad essere essiccato e poi degustato.
Qui, lì, dove puoi intravedere chi non si ricorda e chi vuole dimenticare.

E poi dove non sei mai stato, ovvero in ogni posto, a questa ora...


giovedì 6 agosto 2009

Sacrifici

sabato 1 agosto 2009

Allenamenti per inadempienti

Pratiche quotidiane d'allenamento. D'allentamento. Di lento cedimento.

Esercizio fisico in quantità minima ed essenziale per gli scontenti e i delusi, gli annoiati e gli sconsolati.

Per quelli con le ali spezzate e quelli con le quotazioni deprezzate.

Per i non corrisposti e gli indisposti. Per chi s'aspettava quello che non poteva mai arrivare.

Per i dimissionari e i sopraffatti.

Per gli estraniati e per le anime alla deriva.

Per quelli che restano a guardare e per quelli che non vedono l'ora di fuggire.



Allargar le braccia

Alzar le spalle

Levare gli occhi al cielo

Piegarsi in due

Spezzarsi il cuore

Scuotere il capo

Sbuffare (soffiare aria lentamente fuori dalla bocca)

Sospirare

Aggrottare le sopracciglia

Mordersi le labbra


giovedì 30 luglio 2009

Parentesi


Sam ha capito d'esser stato solo una parentesi.

Di quelle che forse non incidono minimamente sul senso del discorso.

Di quelle ampiamente tralasciabili una volta che diventa necessario lasciar spazio al corpo centrale del testo.

Di quelle che si possono facilmente eliminare, allorquando se ne constata l'eccedenza e la non corrispondenza con tutto il resto.

Sam ha capito d'esser stato una divagazione, di quelle che alleggeriscono per un tempo già stimato limitato le proprie faccende vitali, permettendo d'immettersi in mondi diversi: la favola, il sogno, la vacanza dal pensiero terreno.

Sam ha capito d'esser stato solo una digressione, di quelle che a volte affascinano il lettore - instradandolo verso opportunità altre rispetto a ciò che la narrazione aveva fino ad allora svelato o facendolo affondare fino al più dettagliato anfratto di ciò che si va analizzando – ma che poi finiscono solo per dis-trarre dalla propria progettata via d'uscita dall'instabilità.

Sam ha capito d'esser stato una nota a margine, di quelle che ti segnalano l'esistenza di un'altra vita possibile, di quelle che ti stimolano ad una ricerca più minuziosa degli ingredienti in campo, ma che poi il più delle volte è preferibile ignorare, per non crearsi un ulteriore impaccio sul cammino rapido che porta ad una fine serena del libro o della vita.


domenica 26 luglio 2009

Divieto di sosta e fermata


Una battaglia si compie giornalmente.
Tra l' autoritario emblema della frenesia metropolitana, di quella logorante fretta che porta all'accelerazione costante delle proprie azioni, concorrendo nello stesso tempo ad un accorciarsi inevitabile delle aspettative vitali, e l'invisibile baluardo della lentezza, scelta necessaria e consapevole d'una de-crescita alla portata di tutti coloro che corteggiano lo spazio della contemplazione, il momento della riflessione.

È davanti tale segnale che l'uomo sembra farsi definitivamente macchina ed ingranaggio nelle mani del più pericoloso efficientismo, timoroso che un ritardo o un intoppo di troppo possano negargli l'accesso al più dorato dei parcheggi.

Ma poi, partigiani dell'uno o dell'altro atteggiamento, per tutti l'unica pausa certa arriva alla fine.
E lì la multa da pagare è salata.
Si perde la vita e non c'è possibilità alcuna di ricorso o di rimborso.

lunedì 20 luglio 2009

Dare la precedenza

Dare la precedenza.

A chi? A che cosa? A te stesso o al mondo che ti circonda? A chi ti consiglia o a chi ti scompiglia?

Da quale lato voltarti prima di iniziare?

A chi tocca adesso?

L'intramontabile ed aggrovigliato dibattito su quali possano essere le gerarchie e le priorità guida la sclerotizzata meccanica dei nostri passi e delle nostre scelte.

Il rischio dell'assolutismo ed il gelo del misurato relativismo.

Dal “È tanto importante che mi son dimenticato di farlo fino al “Non me ne sono mai accorto” il passo è breve e la punizione implacabile.

Vince l'utile, vince il soldo, vince il sentimento, vince il più alto gradimento?

Tra legami e rinunce tu ti fissi un traguardo e tiri dritto. Oppure saltelli da un punto all'altro e giochi con l'ascensore dell'intensità.

Facile e diabolico il gioco dell'insoddisfatto e patologico penitente, colui che fa della certezza d'essere sempre lontano da quel che davvero conta il suo constatare quotidiano.

Sorridente chi invece non pensa all'orizzonte e si ferma ad osservare non molto oltre la sua fronte.

Ma attenzione, a farsi sempre precedere si finisce col recedere.

Accovacciandosi nella più confortante delle file si abbandona il senso dell'orientamento, ci si lascia definitivamente a testa bassa e ci mette in processione...

sabato 4 luglio 2009

Nella rete

A metà dei giorni, maestro intrattenitore che poco si adatta alla necessaria perdita di serietà che la situazione richiede...la rete in cui si cade è quella del sorriso permantente...

giovedì 25 giugno 2009

Uscita d'emergenza


Nostalgia d'una sala buia mai vissuta. D'una oscurità totale mai assaggiata.

Quelle precauzionali e doverose vie d'emergenza, segnali luminosi d' ormai insopprimibile e legittima accortezza, sempre là a ricordarci che in caso di pericolo c'è un'uscita già tracciata al proprio problema (incubo o trauma che sia), limitano la nostra capacità d'immersione in un mondo altro e ci consegnano alla fruizione d'uno spettacolo che si nutre d'un patto meno rivoluzionario e più mediato tra opera e fruitore.

L'abbandono ad un'altra dimensione può esserci ancora, ma l'esperienza che ci attraversa adesso ha confini spazio-temporali ben fissati, ha ai lati dello schermo corridoi predisposti ad una ordinata fuori-uscita da quella che non ci è dato più credere come un'altra realtà possibile.

E non c'è più traccia di quella bramosia entusiasta, di quel perdersi nella cecità volontaria in cui, in tempi di minor prudenza e superiore passione, ci si inoltrava gloriosi e senza freni.

mercoledì 24 giugno 2009

Dossi


Non va mai tutto liscio.


La possibilità d'un percorso lineare, mero effetto d'una esposizione prolungata a quell'american way of life di tanto cinema classico pre-sessantottino, una volta macinati i primi chilometri fuori dagli schermi dell'immaginario, diventa miraggio distorto dalle pieghe dei fatti ed opzione priva di fattibilità duratura.


In barba ad ogni rigorosa pianificazione dei propri passi, e sbeffeggiando anche qualunque tentativo di riappianare buche, fosse, altri crateri, l'utopia d'una vita senza sbalzi e senza sobbalzi va scontrandosi con i numerosi dossi – quelli naturali, quelli artificiali, quelli che la mente stessa s'industria a creare – che, nel proseguire deli giorni, ne alterano l'andatura.


Tra alti e bassi, è la nostra capacità d'ammortizzare gli urti, d'attutirne i colpi, che dovrebbe venirci in soccorso e riconsegnarci ad un maggior bilanciamento.

Con un'unica possibile certezza.

La livella, si sa, arriva solo alla fine della corsa.


sabato 20 giugno 2009

Rimozione forzata


In paradiso non si può parcheggiare.

La rimozione forzata è strategia di sopravvivenza per chi vuole offrirsi la possibilità di s-legarsi dal posto in cui ci si danna da tempo.

Tecnica di ri-partenza per affrancarsi dai pesi che porti sulle spalle.

Cinica saggezza del non pensarci, accurata scelta dell'azzittire il passato in vista d'un ottimistico o illusorio “andrà meglio”.

Accorreranno, in vostro soccorso e ben equipaggiati, i più equilibrati opinionisti della convenienza, i più stimati esperti nella ricostruzione della self efficacy.

Pagherete, in contanti o in lunghi pianti.

Capirete, ormai multati e del vostro sorriso mutilati.

Ve ne andrete, e, una volta vinti dall'oblio, vi riprenderete.

Già, a che pro soffermarsi e rimuginare, quando è in direzione del nuovo e del diverso che il progresso indica ed intima d' avanzare?

lunedì 15 giugno 2009

Senza uscita


Cupi presagi all'orizzonte. La fiducia è ancora molthenianamente in un nulla migliore.

Arenatasi la flotta delle intenzioni, tiriamo i remi in barca ed appendiamo la volontà ad un chiodo.

Le circostanze hanno creato i loro ostili paraocchi, il desiderio inappagato ha fatto il resto.

Si guarda in un punto solo e lo si vede cinto di ostacoli insuperabili.

Non ci avevano avvertito che il percorso era sbarrato.

Le alternative sono alle spalle e l'ineluttabile ha vinto la partita.

venerdì 12 giugno 2009

L'uomo che scava


Non trova niente, l'uomo che scava. Dice di cercare fino in fondo, ma poi non sa andare al di là dei confini dei suoi desideri.

Sotto il guscio c'è un altro guscio, e sotto questo ancora un altro.

Logica frattale e non meno che micidiale.

E se trovasse qualcosa in grado di sconvolgerne gli equilibri, d'arrestarne l'ormai consolidato movimento, più probabile sarebbe vederlo ricoprir di terra quell'amara scoperta e tornare a cercare.

martedì 9 giugno 2009

Resto umano


..si effettuano sconti sui pezzi restanti,
ma,
siamo spiacenti,
non conosciamo la formula nè gli ingredienti,
quelli che zoppicavano resteranno claudicanti...

sabato 6 giugno 2009

Se fossi un altro, sarei io


Se fossi un altro, sarei io.

Così come sono, non ci sono.


Sam potrebbe essere esploso in volo. Ma tra i passeggeri della sua mente nessuno era tanto importante al punto che qualcuno arrivasse a dichiararne la misteriosa scomparsa, a reclamarne i resti, a volerne continuare a cercare le tracce.

Così pare proprio che Sam non sia più. È passato. Qualora qualcuno si ostinasse ad annunciare d'averlo visto, incontrato, intercettato, è doveroso avvertire che trattasi solo di ingannevoli facsimile messi in giro per rassicurare i pochi intimi ancora interessati al suo destino.

Non è ancora passato, dice qualcuno. Passerà, dice fiducioso qualcun altro. Passerà prima o poi a trovarci? Passerà e non ce ne accorgeremo, o aspetteremo invano e per lunghissimo tempo il suo passaggio?

lunedì 1 giugno 2009

Lettera al bioparco

Scrivo questa lettera come conseguenza d'un attento esame del mio percorso vitale.

Stanco di studiare, ho preso in considerazione, come non secondaria, la possibilità d'essere studiato.

Entrar a far parte del parco animali è la mia nuova opportunità d'offrirmi, in quanto specie in via di involuzione, a chi vorrà fare di me la sua attrazione o la sua materia d'indagine.

Turbato dal dovere restar sempre lì ad ammirare le movenze ed i versi d'altri, ora accetterei con compiacenza d'essere ammirato.

Torturato dall'angoscia di cercare una via di libera azione in questa esistenza piena di cornici mentali e spaziali, ora avrei voglia di star serenamente in gabbia, nutrito ed accudito più di quanto lo possa essere fuori da un recinto.

Attendendo la vostra gentile risposta, chiedo cortesemente che mi venga spedita a casa una gabbia di contenimento, affinché, una volta entrato a pieno nel vostro organico, possa non soffrire più di tanto l'adattamento forzato al nuovo ambiente.

sabato 30 maggio 2009

La testa al muro


Bestemmiatori di certezze, ci si forza e ci si sforza, quasi ci si strozza, sbattendo la testa al muro nella tentazione di profanare quegli spazi oscuri di cui ci si serve per rasserenar gli animi.
Quel che serve è sempre lì, dove l'ingresso è sbarrato e l'orario di visita non coincide mai con le tue necessità...

martedì 26 maggio 2009

Stare in campana

Nel riaffacciarsi al passato e nel affrontar il presente Sam s'accorge d'esser un esperto, seppur maldestro, collaudatore di campane di vetro. Nei suoi trascorsi da ricercatore di luoghi ideali, ne ha provate tante di queste mete mentali nelle quali ha pensato o gli è stato fatto credere si trovasse la salvezza, o quanto meno la serenità.

Allevato nei canonici edificanti ambiti della Chiesa e della famiglia, crescendo è passato dal rettangolo d'un campo da tennis ai labirintici sentieri del bosco aspromontano, dall'ovale della pista d'atletica alla volenterosa diligenza della stanza di studio, dalla scelta interattiva e vacanziera del videogiocare all'immersione nell'immensità dell'acqua salata. Dalla sala buia del cinema alla pagina bianca del quaderno. Dall'idea di cultura a quella di progresso. Dal pensiero di comunità a quello di individualità.

Come volatile che, spinto dal vento della fiducia, incautamente finisce per rinchiudersi in gabbia, Sam è entrato in ognuno di questi contesti con l'ingenua cecità di chi pensa d'essersi accomodato nella più comoda poltrona di cui si potesse attestare l'esistenza.

Eppure, nell'ebbrezza del sentirsi sicuro ed al contempo senza limiti apparenti, nella presunta autosufficienza del dirsi “l'importante è portarsi l'occorrente!”, poco alla volta ci si accorge che lo stare in campana va a cozzare duramente con la possibilità d'un allargamento.

In effetti le pareti non mancano, e, se sono trasparenti, non per questo si presentano meno pericolose. Anzi a tratti si rivelano, se possibile, più ingannevoli. Quando, con la tua fragile impalcatura, vai passeggiando nella più lieta spensieratezza, ecco che allo scontrarsi con una di esse puoi frantumare tutto ciò che ti permetteva di mantenerti in piedi.

Un'incrinatura e poi una frattura, non si può mai restar al sicuro. La vita sa entrare, irresistibile e pericolosa nella sua sorprendente a-sistematicità, anche nell'universo che pare più chiuso ed impenetrabile. Lì dove eri certo di avere tutti i mezzi per sopravvivere nell'autarchia, e dove invece non si ha una ragion di essere se non nel contatto con gli altri.



sabato 23 maggio 2009

Stare ai margini


Stare nei dintorni ma non far solo da contorno.

Stare ai margini. Della chiarezza e della certezza.

Sostarci a lungo e parcheggiarci lì il pensiero. Appuntare tracce di quel che mi attraversa, mentre m'incarico di leggere e mi ritrovo, distratto, o meglio attratto altrove, a non farlo.

Prendere un libro e scriverci sopra, raddoppiarlo, farne altra cosa. Riempire gli spazi e giocare con essi, navigando ai margini e facendo di questi il centro. Della tua tensione e della tua attenzione.

Prender un libro e viverci sopra, appropriandosene, non per decorazione, non per distrazione, ma con ambizione d'avventuriero e di guerrigliero alla conquista del vuoto. Saturar questo spazio bianco, stratificarlo ed al più decoroso candore sacrificarlo.

Ci penso. A legger Panchine non posso che imparar a bivaccar meglio che mai sulla pagina. A moltiplicare i miei luoghi di sosta. Dentro e fuori il testo.


sabato 16 maggio 2009

Affollamenti


Sam si riempe di eventi che ne affollano sino alla quasi saturazione le capacità di situarsi con una minima certezza in un dato contesto, in una data fase relazionale, con sé stesso, con gli altri, con il mondo.

Sam rimbalza da un'occasione all'altra con disperata volontà di non risparmiarsi, con spirito tragico, lottando contro il tempo, contro la pigrizia, contro l'appiattimento del risolversi ad una sola attività. Fa dell'afferrare il suo gesto privilegiato. Si tratti semplicemente d'un tratto inedito, d'un verso prima ignorato, d'una illuminazione fatta di pochi istanti, d'uno starnuto che spezza gli incantesimi, un silenzio che alza muri, una risposta ad una domanda mai posta, una domanda senza risposta, un altro punto di vista, infine una vista senza più punti.

Sam salta gli steccati e rompe gli schemi. Ma dall'altra parte il rischio corrente è d'imbattersi nel vuoto, la minaccia obbligata è d'accorgersi d'esser stati per troppo tempo sospesi, ad un filo, ad un ritmo, ad una idea, ad una speranza, alla più grande intemperanza.

E così di colpo si cade, poiché al demolire non sempre segue un'azione eguale e contraria. Così s'avverte uno sfiancamento, un continuo vagheggiare il miraggio dell'equilibrio, della giusta distanza, della bilancia mentale, della posologia più corretta, dello sviluppo più sostenibile, della segnaletica metaforizzata ad uso più ampio. Così nell'assottigliarsi delle energie, nell'incapacità di ricapitolare, nell'insostenibilità d'abbracciare il tutto, nella fermezza del non saper scendere a compromessi, Sam s'avvia in terra desolata, dove, abbandonato delle sue sovrastrutture, sarà destinato a lotta alla pari con sé stesso e nessun altro.

Nessun annuncio, nessuna insegna, nessuna consegna. Non più ore da contare, non più scadenze da rispettare, non più coincidenze da afferrare. Sam sceglie il deserto per smarrirsi definitivamente e poi de-costruirsi, ritrovarsi e riconquistarsi.

Attraversato ed interessato da cristologie antiche e moderne, - Pasolini Che Guevara Lennon Jesus was an homeless - comincia il suo percorso nelle dune vuote, senza punti d'informazione, senza esortazioni alla formazione, senza note a piè di pagina, senza vigili né vigilanti. Senza la tentazione di passar ad altro per necessità di non approfondire abbastanza, ma con la pressione di dover riferirsi a sé stesso.

mercoledì 13 maggio 2009

L'ipotesi del farsi gatto


A noi, ingenui dissimulatori,
apprendisti felini in via di
dis-umanizzazione
vogliosi di ribelle disimpegno e
di pregevole inutilità,
l'ipotesi sorniona ed astuta
del farsi gatto!
Aderire al suo dolce far niente
alla sua sonnacchiosa genialità
alla sua amorale freddezza
alla sua studiata pazzia.
A noi il coraggio dello sbadiglio
la sagacia dell'agguato.
A noi il passo lento
lo sguardo insubordinato...

venerdì 8 maggio 2009

Lo starnuto

Nel quasi soffocare del Maggio inoltrato

[ pareti di lana nera e carenza di condotti d'areazione

tre fiammelle ed un funereo tocco estetizzante ]

d'un Detour nell'affollamento da raro evento,

uno starnuto

della fanciulla sulla poltrona a me affianco assisa
ruppe
come schioccar di mani e fine d'incantesimo

quelle leopardiane ricordanze ri-dette da Bene ed ora inter-dette nel buio padrone collettivo...

....E chiami?

acciùùùùù

Fugaci i giorni!

acciùùùùù

martedì 5 maggio 2009

Centrar-si


Sam stava per uscir di casa quando s'accorse di non aver ben controllato le indicazioni riguardo al percorso da compiere. Si ricordava solo di dover raggiungere il centro del discorso, ma non sapeva proprio come farcela.
Così decise di tornare sui suoi passi, adoperandosi in questa spericolata retromarcia. Si imbattè con sommo sbigottimento in quella che da tempo sognava essere la sua amata. La riconobbe subito, dal sorriso e dalla sua gentile gestualità. Una volta che i suoi occhi gli si pararono innanzi, quella creatura dolce, che prima aveva solo da lontano figurato, fece per prender la parola.
In realtà la fanciulla non riusciva a capacitarsi della situazione, e rimase attonita per un po', fino a quando Sam decise di scuoterne il torpore e, avvicinando la sua mano alla spalla di lei, le disse con gioia: - Tocca a te adesso! -
- Tocca a me? Già? -
Vedendola contrariata Sam le propose un aiuto. Le consigliò: - Potresti usare la parola cerchio e quell'altra fantomatica: entrare. Un esempio… è dal centro che si entra nel cerchio, ma c'è chi sposta il cerchio e così sposta anche il centro - .
Dapprima Sam provò ad infilare un piede, esattamente nel punto indicato, constatando che il centro, l’ingresso del cerchio, era in realtà plasmato dal discorso su di lui appena fatto e si avvolgeva senza sosta intorno al corpo dell’avventuriero. Ostico a qualsiasi entrata, impenetrabile da sconosciuti forestieri, il centro decise di spostarsi all’insaputa dei due esploratori.
Ma così accade, ammettendo che il discorso si possa centrare a seconda dell’interesse subitaneo!
E così i due decisero che non era il caso di entrar nel vivo proprio approdando da quel punto. Il centro del discorso, capirono, poteva esser preso alla sprovvista, sbattendoci contro una volta entrati, passeggiando nei dintorni, alzando gli occhi verso il cielo. Interrogandosi sul da farsi, accomodati nel bel mezzo di nulla, rimasero a riflettere per il periodo di qualche secondo.
Lei allora aprì la bocca e da esperta ventriloqua pronunciò: - Ecco, è da qui che ora devi entrare! Se vuoi fare centro da me devi farti mangiare! - Così Sam si lanciò dentro ed iniziò la sua avventura, mentre lei con gioia diceva: - Tocca a te adesso! -
Un già interrogativo parve solleticarle la gola.

lunedì 4 maggio 2009

Doppio Senso


Pericolo

Doppio senso

di marcia

di circolazione

di direzione

d'intendimento

d'interpretazione.


Il fraintendimento si cela dietro l'angolo. E se non è creativo è mortale.

La contraddizione è il perno dell'esistenza. E se non c'è si muore.

sabato 2 maggio 2009

Dissonanze

Depongo le mie uova, son solo parole. Compongo deposizioni. Depongo composizioni. Che qualcuno forse coverà, con rancore o con amore. Che qualcuno forse romperà, con cupidigia o con alterigia.


Sotto una cotenna che è fatta di lustrata apparenza si cela l' arrovellarsi feroce d'una anima in gabbia. Intorno a quel patto di non belligeranza che rende mansueti educati diligenti, coltre di fumo democratico oltre il quale è difficile incaricarsi d'avanzare, giochiamo alla guerra dei sogni.


Dimentichi del nostro spirito vitale e ben disposti ad accomodarci in luoghi deputati, in recinti assegnati, ci compiaciamo della nostra comoda poltrona. Da lì partiamo, sconfiniamo, evacuiamo.


Per approdare sull'isola che non c'è.


Per approvare, sull'isola stessa, che non c'è più niente da fare se non delirare.


Poiché oltre al cliente, all'utente, al paziente, pare che, per dirsi presente, non sia restato altro che fare il demente.


Dell'evoluzione così mal ridotta è bene ormai che s'inverta la rotta. Non altre parabole edificanti, ma brillanti ed appassionanti progetti de-pensanti.


Che al costruire si opponga la migliore delle imprese di demolizione.

Che al proseguire faccia fronte il più abile dei movimenti di retrocessione.


Consci che per la manutenzione ci siamo negati alla dissipazione, per la comunicazione abbiam sacrificato la ricerca dell'illuminazione, per la conservazione abbiamo ucciso il piacere d'ogni gaudente partecipazione, scegliamo per una volta di eccedere dell'eccellenza e consegnarci all'esigenza di viver di corporea e di insana preferenza.


Con divisione e nell'indifferenza, in condivisione e con differenza, facciamoci arma stridente e poi spiazzante, manifesta(ta) mente ingombrante assordante destabilizzante.


Una volta e per tutte, non aderente ma dissonante.