C'è chi programma la propria agenda di giornata con serenità da catena di montaggio borghese. Senza tener conto degli imprevisti. Piuttosto sperando che non s'incontri il peggior e più pericoloso nemico, l'inconveniente.
E c'è chi, all'altro capo degli ordinamenti del mondo - angelo custode dello spirito dionisiaco, - è sempre lì a guastar amabilmente la festa.
Così, a ribadir che di spazi e tempi anestetici e anestetizzati a volte si può far piacevolmente a meno, capita che pochi minuti dopo l'inizio della proiezione del raro film ceco Perline sul Fondo (1966), una clamorosa interruzione giunga a turbare la vacanza fuor di vita reale degli spettatori in poltrona.
Una paranoica-ossessiva signora urlante al buio, esprime con pacatezza sempre minore, sino a farsi urlante, la sua indignazione da puntigliosa pseudo-esperta (parodia inconsapevole di certi accademici fanatici della tecnica più che dell'anima dell'arte): senza che la cosa fosse stata indicata sul programma, la proiezione era in dvd e non in pellicola e la questione, vista come un inganno perpetrato ai danni di chi ora manifestava tutta la sua ira – era affronto grave da denunciare all'istante!
Non si fa attender che pochi attimi la conseguente reazione degli altri spettatori, clienti insoddisfatti, scossi per come il tempo da loro comprato non sia stato “completato” (“capitalisticamente” sfruttato) con il corrispettivo di piacere richiesto, per non esser stati tutelati a pieno e insomma per aver sprecato e mancato l'appuntamento.
È in un tripudio di commenti e suggerimenti, tra il Dovete cacciarla a calci!, il Dovete capirla, è disturbata.. e il Bisogna prenderla con la forza!, o ancora tra il Se non lo fate voi sarò io a chiamar i carabinieri e il Provate a ignorarla, forse smette..., che si consuma la variegata reazione di quel pubblico pagante infastidito dal non poter proseguire il loro pre-stabilito iter di giornata.
E pensandoci bene, nessuno riusciva in quel frangente ad accorgersi (e a gioir di conseguenza!) che nella sua inafferrabilità e insolubilità netta, un evento come quello che si stava consumando era cinema eccezionale e irripetibile, momento in cui qualcosa s'accende negli animi inclini a far esperienza del non sapere, interruzione d'una linea altrimenti piatta in cui la vita irrompe nella sua ambiguità e sa rompere le maglie dello spettacolo confezionato e consolatorio, che - per quanto esaltante possa essere – rimane sempre tanto in ritardo (per non dire: sempre passato) rispetto al nostro agire “reale”.
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