Stare nei dintorni ma non far solo da contorno.
Stare ai margini. Della chiarezza e della certezza.
Sostarci a lungo e parcheggiarci lì il pensiero. Appuntare tracce di quel che mi attraversa, mentre m'incarico di leggere e mi ritrovo, distratto, o meglio attratto altrove, a non farlo.
Prendere un libro e scriverci sopra, raddoppiarlo, farne altra cosa. Riempire gli spazi e giocare con essi, navigando ai margini e facendo di questi il centro. Della tua tensione e della tua attenzione.
Prender un libro e viverci sopra, appropriandosene, non per decorazione, non per distrazione, ma con ambizione d'avventuriero e di guerrigliero alla conquista del vuoto. Saturar questo spazio bianco, stratificarlo ed al più decoroso candore sacrificarlo.
Ci penso. A legger Panchine non posso che imparar a bivaccar meglio che mai sulla pagina. A moltiplicare i miei luoghi di sosta. Dentro e fuori il testo.
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