domenica 14 settembre 2008
Quando pensi di tornare
A - Sto guardando ...devo dire proprio niente male.
B - Ma che cosa guardi???
A - Mi guardo. Lo faccio con candore, con calore dello sguardo, con gestualità appassionata, di chi è intento con gli occhi ad abbracciare un corpo lontano
B - Ti guardi guardare??
A – E' il mio spettacolo preferito. Ho provato a prendere congedo dal voler essere. Ed ecco: adesso non sono!
B - Sei spettacolo di te stesso?? Lo spettacolo che te stesso cercava, agognava con la bava alla bocca??
A - Esattamente. Non ci sono e mi rallegro nel guardare quel tipo barcollante, senza direzione precisa, che prova ad essere se stesso, ovvero prova ad essere me, ad essermi, direi...
B - E quando pensi di tornare, visto non ci sei???
A – E' la contingenza, è la congiuntura sfavorevole a non permettermi di (non) tornare sui miei passi, o meglio, di tornare dentro i miei passi...
B - Buona sia la tua ricerca allora...ti auguro di non trovarti, se ti riesce in tal modo di continuare a ridere così di gusto!
A – Non dovrebbe cambiare la situazione, per ora... va per le lunghe..ciò mi immagino, mentre osservo, ed insieme di questo mi inquieto. Non ci si sposterà dallo stato di non presenza, fin quando almeno mi accorgerò di non essere che altrove dal luogo in cui mi trovo.
B – Hai bisogno d'un coraggioso atto di cannibalismo! La vita dovrebbe mangiare questa tua presunta coscienza di non essere (in vita)...
Dovrebbe mangiar te, farti accomodare nella sua grande pancia dove si fa quel che si fa e non quel che si dice di fare...
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