mercoledì 7 marzo 2012

MEMORIE DI UNA TESTA GHIACCIATA




Memorie di una testa ghiacciata, tra un sindaco da spalare e un'esondazione linguistica da fronteggiare: l'emergenza è il venire a galla, in superficie, del sommerso, l'emersione brusca dallo stato di normalità, vera calamità naturale dei nostri animi. Portare le catene a bordo, non permetterci più di sentirci liberi e svincolati. Indossarle queste precauzioni. D'ora in poi anche in caso di sole, di vento, di cielo stellato. Campi bianchi, conti in rosso. Auto blu. Neve nera.

Memorie riaffiorate rimescolate dopo un lungo disgelo, fuori stagione, felicemente fuori tempo massimo, ora che l'agenda setting dell'infotainment ha già virato altrove. Calamità invernale, gelo del pensiero, pattinaggio su marciapiedi, suore in allarme, sono le tonache che rischiano di cambiar colore. Spalare, grattare, ripulire. Potare i rami spezzatisi. Tranciarne il corso. I più deboli hanno ceduto al peso delle pesanti precipitazione.

Gli impianti di risalita da un immaginario apocalittico sono al momento inagibili. Ruspe e rimozioni forzate degli impegni, degli eventi, degli appuntamenti. Non sentire più l'estremità di mani e piedi. Pericoli anche a quote basse. Scivolare sui propri passi. Rallentare. Le bufere, si sa, si abbattono principalmente sugli abbattuti, e qui non è a grandi alberi che ci si riferisce. La protezione dal civile ci farà riconciliare con la violenza della natura.  

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