E
così, di celebrazione in decebrazione, di
organismo in cui il cervello sia funzionalmente inattivo, come se
fosse stato asportato, perché gravemente leso da processi
patologici, o per interruzione delle vie efferenti.
Ripassarmi
(addosso). Lasciar passare il presente, conservare il passato. Quale
che esso (non) possa essere al momento mai possibile del
ricordarsene.
L'unico
affronto (im)possibile, la sola fonte di differenza per saltare lo
steccato delle leggi del mercato e dell'utile è ancora il Non
servire. Il rendersi (senza arrendersi perciò) risolutamente
in-civile. Trovando parentele non molto ancora esplorate tra chi di
anni passati dalla morte si supponga ne abbia cumulati 20 e chi
ancora seguendo la ripartizione temporale da noi in voga esattamente
la metà. Tra Cage e Bene c'è - si diceva or ora – un contiguo non
andare da nessuna parte, entrambi avvolti nel gioco impossibile della
Noluntas.
Mai servi d'una struttura d'un copione d'un padrone, d'uno di quei
fini che oggi vanno per la maggiore.
Tutto
il resto è il patto scellerato del pareggio di bilancio, del
sacrificio estremo in
cieca vista della conservazione in stato prolungato di schiavitù, dell'azzeccato recente macciocapatondiano
superamento della morte per merito dell'erario. Versare i contributi
anche dall'aldilà. (contribuire, senza che venga chiesto il permesso
– non si tratta qui di non volerlo - al business commemoratorio).
Nel
campo (di concentramento) dell'arte più che altrove, qui dove si è
pieni di giudici, carichi di progetti ai quali render conto,
spettatori con i quali patteggiare la pena di salire sul palco,
giustificare le spese, pretendere che vengano perché non sanno quel
che fanno.
Il
pareggio del dare e ricevere, del trovare un senso (di marcio), del
rendersi utile al pro-regresso di questa ammalata società.
Non
accettare ancora queste pretese del degenere che segue: Io son qui
seduto e devo quanto meno divertirmi o almeno sentirmi cittadino nel
pieno del mio ruminare confuso un'appartenenza civile. Tornare a
cercare d'essere uomini piuttosto, aldilà della sostenibilità o non
sostenibilità delle risorse ancora sfruttabili.
Poi
se m'incanto più nell'osservare il neon verde dell'uscita di
sicurezza piuttosto che il centro prospettico dell'evento vuol dire
che la magia si è persa con la sparizione del buio.
Ora
tutti sappiamo quando dura, da dove si entra, da dove si esce. Ed
evidentemente sappiamo quanto costa (esserci) dove ci spingono ad
andare.
Quegli
attori di Rebibbia son bravi, sì. Ma loro hanno davvero forse tutto
il tempo che ci vuole. Non devono pagar l'affitto, non devono pagar
le tasse, non devono far la spesa né cucinare. Non possono scopare.
È in gabbia allora forse la condizione ideale del teatrante? Ben
concentrati, senza campo ma con tutta la profondità possibile.
Prendere
in appalto un'idea, farsela propria fino a conclusione lavori, alla
fine della notte. Poi cercare di peggio.
(R)ingraziamenti
ai defunti per esserci stati (mai abbastanza) al gioco del mondo.
Risarcimenti deteriori alla faccia di qualunque rispetto del loro
spirito sovversivo.
Vivisezionatevi
l'anima se ci riuscite, e non fatelo per trovar quel che vi manca.
1 commento:
Non so dei vostri buoni propositi perchè non mi riguardano esiste una sconfitta pari al venire corroso che non ho scelto io ma è dell'epoca in cui vivo la morte è insopportabile per chi non riesce a vivere la morte è insopportabile per chi non deve vivere lode a Mishima e a Majakovskij tu devi scomparire anche se non ne hai voglia e puoi contare solo su di te PRODUCI CONSUMA CREPA SBATTITI FATTI CREPA PRODUCI CONSUMA CREPA CREPA RIEMPITI DI BORCHIE SBATTITI FATTI CREPA ROMPITI LE PALLE COTONATI I CAPELLI RASATI I CAPELLI CREPA CREPA CREPA CREPA
"Cccp - Morire"
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