mercoledì 15 ottobre 2008

Degustazioni

Sam s'appresta a nuovo sonno, medita su come a volte gli stia stretto o quasi straniero il chiacchiericcio da pub, il gioco ironico e spavaldo a dirsi e farsi vincenti perdenti.
Vince chi fa la peggiore figura, perde chi non entra in gioco, resta troppo prudente, non s'arrischia in approcci sconsigliati dal buon senso.

Condividiamo i nostri sbadigli, spalanchiamo le nostre bocche con misurata sincronia, studiata gestualità, posata ritualità. Facciamolo faccia a faccia, affinché le nostre noie e le nostre fatiche possano agevolmente trasmigrare da un corpo all'altro.

Facciamo dei nostri scarabocchi su carta immacolata la traduzione grafica del percorso caotico dei giorni sregolati cui siamo protagonisti parzialmente consapevoli, nettamente incantati, a tratti illuminati, a tratti illusi. Sempre condizionati. Dal volere o dal dovere, dal desiderio o dalla legge, dalla bellezza o dalla paura, dalla fame o dal sonno.

Teniamo ben pressate le nostre guance, a contatto con il palmo di mani, deformate dal peso delle nostre preoccupazioni, riscaldate dall'alcol ingerito.
Lasciamo che i nostri gomiti continuino a disporsi sulla superficie lignea del tavolo assegnatoci, che i nostri piedi si muovano nervosamente sotto di esso.
Narriamoci le nostre avventure, infarciamo il discorso di volenterosi <Ho fatto>, <Avrei voluto>, <Mi piacerebbe>.

Partecipiamo alla degustazione di toast profetici, da consumare in gruppo, a piccoli morsi, solo al momento in cui quel che era ben caldo torna gelido, la pietanza invitante fa avvertire un sentore di raffermo ed il nostro stomaco si dice onorato dell'arduo compito cui sarà destinato.

Scossi di come l'estate sembra stia per arrivare a metà ottobre, di come ci si dimentichi dell'assenza di vita in un autobus sovraffollato, in una città intrappolata dal traffico, in una giornata incastrata d'impegni, ed infine ci si consoli di quanto sia ristoratore lo stendersi nudi su un pavimento freddo, non ci attardiamo in progetti, lasciamo che libera proceda l'avventura.

Mi fa il conto degli intoppi di giornata, per piacere?
Ma solo in contanti, poiché quel che si perde deve esser ben evidente alla coscienza.
Confessiamo a noi stessi il diritto di parlar al muro, di immaginare una stanza vuota ed un'azione che non abbia niente da dire.

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