La fuga dall'immagine, dal quadro, dalla storia, fin lì dove più ci si può figurare, senza strade già tracciate da significanti già cristallizzati, lì dove non c'è sintassi, dove non c'è drammaturgia né segnaletica estetica o esistenziale. È forse proprio dove s'avverte una carenza, dove c'è una mancanza che disturba, nell'assottigliarsi dello studium, nel sottrarsi e nel venir meno che si raggiunge quel surplus di senso instancabilmente agognato. Fuga da fermo, di sola mente, nell'immobilismo d'una decisione da prendere, nell'impasse d'una strategia da scegliere in solitudine.
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