C'era una pattuglia di carabinieri all'ingresso della chiesa. Qualcosa di insolito s'era compiuto.
Gesù aveva deciso di vendicarsi.
Di farla finita con la coazione a ripetere, con il risorgere a vuoto, con il recitar quell'immolarsi annuale, modello inascoltato di sacrificio e rinnovamento.
Risorgendo, in questa occasione Gesù si era diretto con immediatezza verso quel Giuda che l'aveva portato in croce e che ora stava seduto in platea ad ammirare lo spettacolo. Con decisione aveva scelto di pugnalarlo. A più riprese e con forza.
E poi per far si che si risvegliassero anche gli altri presenti e assenti, aveva iniziato a rincorrere ogni fedele spettatore che gli capitasse a tiro, ferendone la carne, a memoria perenne segnandone la pelle con lama affilata.
Non un gesto irrazionale e condannabile, quello del Cristo, ma un nuovo atto esemplare, di segno opposto, per far si che tutte quelle anime prostrate all'accettazione del sacrificio, alla sottomissione, a quell'assurdo “render grazie al padre” agente di morte, possano finalmente prendere coscienza della loro passività e reagire di conseguenza.
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