Noi, atleti del sabato sera, bevitori per professione, pensatori per ossessione.
Atti a far di un tavolo di legno consunto ed appiccicaticcio il punto di partenza di tutto un mondo possibile.
Capaci di far d'un bicchiere il parcheggio necessario d' anime a riposo e senza paura dell'eterodossia.
La nostra è vita di chiacchiera, d'incontri e ritrovamenti, di casuali avvistamenti e strategici appostamenti; è prova di ardua ricerca della differenza nella consolante e mortificante ripetizione; è gioco del ripetersi cambiati d'abito e di spirito, rifacendo gli stessi passi con diverso animo ed altre compagnie.
Noi, che poi più che far amicizia arriviamo a ricordarcene adesso qualcuna di quelle di cui si era persa memoria.
Noi che del fraintendimento creativo d'un gioco di sguardi facciamo il centro del nostro pensiero.
Noi che vorremmo un'ebbrezza perenne, che dalla moderazione stiamo alla larga e della vita ci teniamo strette le pulsioni radicali.
Noi che non abbiamo il modo di vivere alla luce solare e che ad essa preferiamo i tempi dilatati della notte. Quando ogni cosa assume la sfumatura dell’affrontabile, del duttile, del fattibile sorridente. Ogni gesto sposa l’andamento cantilenante ed opaco, l’aggraziato approccio morbido di quando quel che si fa e quel che si vuole fare coincidono senza riserva alcuna.
Immolati alla vita di petto, picari al gioco della sfida, all’ultima goccia, al sorriso del brindisi, alla famelica necessità di scivolare sul tempo, nello spazio e contro essi.
Atti a far di un tavolo di legno consunto ed appiccicaticcio il punto di partenza di tutto un mondo possibile.
Capaci di far d'un bicchiere il parcheggio necessario d' anime a riposo e senza paura dell'eterodossia.
La nostra è vita di chiacchiera, d'incontri e ritrovamenti, di casuali avvistamenti e strategici appostamenti; è prova di ardua ricerca della differenza nella consolante e mortificante ripetizione; è gioco del ripetersi cambiati d'abito e di spirito, rifacendo gli stessi passi con diverso animo ed altre compagnie.
Noi, che poi più che far amicizia arriviamo a ricordarcene adesso qualcuna di quelle di cui si era persa memoria.
Noi che del fraintendimento creativo d'un gioco di sguardi facciamo il centro del nostro pensiero.
Noi che vorremmo un'ebbrezza perenne, che dalla moderazione stiamo alla larga e della vita ci teniamo strette le pulsioni radicali.
Noi che non abbiamo il modo di vivere alla luce solare e che ad essa preferiamo i tempi dilatati della notte. Quando ogni cosa assume la sfumatura dell’affrontabile, del duttile, del fattibile sorridente. Ogni gesto sposa l’andamento cantilenante ed opaco, l’aggraziato approccio morbido di quando quel che si fa e quel che si vuole fare coincidono senza riserva alcuna.
Immolati alla vita di petto, picari al gioco della sfida, all’ultima goccia, al sorriso del brindisi, alla famelica necessità di scivolare sul tempo, nello spazio e contro essi.
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