Il più grande dei mali
che colpiscono gli uomini è forse la riduzione della loro esistenza
allo stato di organo servile. (G B)
Pazzia. Un tema assegnato da
affrontare e combattere, tra mala educazione estetica e il dissacrar
serenità fanatiche. Tra inquisitori di encefali e vanagloria
attoriale. Tra tesori nascosti dall'evidenza, racconti di corse di
cavalli e di rievocazioni storiche, tra tonnare a pagamento,
ortopedia dell'anima e quel che resta di Giovanni Bosco, quello
dotato d'altra santità, sulle facciate delle vie.
Era anarchico quel cane,
per questo l'hanno ammazzato. Era il cane del paese, e l'hanno steso
accelerando in curva in piena notte.
Storie tangenti di pazzie
latenti e manifeste, arrivate troppo tardi per essere riprese. I
pazzi li si vede bene dall'alto, son quelli che hanno fatto
cementificare gli argini del castello per farne - lì dove ci si
poteva tuffare – un ripulito passaggio per mezzi a motore? Oppure
son quelli che avvelenato i cani randagi. I pazzi son quelli che
credono nell'inclusione e nell'esclusione, sono quelli che vivono del
miraggio del mondo del cinema come novelli Lamberto Maggiorani.
Il soffio dello spazio
vuoto, il mancamento di basi solide. Ripartire dallo smarrimento di
s-categorizzarsi di s-giudicarci.
Un incitamento a cercar
coordinate di senso lì dove son caduti gli schemi di giudizio e i
protocolli operativi, giocando con il proprio nomen omen, Un'indagine
sulla normalità (e/o sulla normatività) compiuta con il
procedimento compositivo tipico di una mente Insana. Tra Rezza e
Herzog, ringraziando George Bataille e Jerzy Skolimowski.
Quando la notte farà sciopero
noi non ci saremo
non ci staremo
L'avremo assassinata la
regolarità
ghigliottina la
responsabilità
fuor di legge
ci sospenderemo
che fretta abbiamo
d'andare
da nessuna parte?
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