mercoledì 24 dicembre 2008

Il viaggiatore è tenuto ad osservare (regole o persone?)


Ci si arrostisce il volto a metà nei pressi del finestrino battuto dal sole ruggente, poi si infila la gamba destra dentro il frigorifero disponibile all'interno dello scompartimento stesso, dove l'aria che fuoriesce dalle fessure s'alterna in-condizionata tra caldo e freddo; s'ascolta stupiti che dagli altoparlanti di bordo si ricordi il banale e si tralasci l'essenziale: è severamente vietato scendere dalla parte opposta a quella indicata, ma è impossibile sapere che una frana blocca la ferrovia nelle vicinanze di Mileto. Lo si apprende troppo tardi, nell'attender sospesi novelle da chi assiste i clienti parlottando al telefono con la mamma, la nonna o il capostazione.

Si gioisce nel vedere la grottesca vitalità risvegliata di passeggeri esigenti che, disturbati da valige e ritardi in eccesso, biglietti ed orgoglio alla mano, intimano vendetta a funzionari poco efficienti.

Si finisce sognanti e tramortiti a guardar verso il basso. Ammirare come un barboncino al guinzaglio possa esser più smarrito più paziente più educato dell'umano che si dimena furioso e vano, può esser rimedio e lenitivo all'infervorarsi per l'ordinario smottamento della nostra civiltà, per il continuo franare del futuro sotto i colpi di intemperie prodotte dalla nostra stessa atavica incuria.

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