giovedì 25 giugno 2009

Uscita d'emergenza


Nostalgia d'una sala buia mai vissuta. D'una oscurità totale mai assaggiata.

Quelle precauzionali e doverose vie d'emergenza, segnali luminosi d' ormai insopprimibile e legittima accortezza, sempre là a ricordarci che in caso di pericolo c'è un'uscita già tracciata al proprio problema (incubo o trauma che sia), limitano la nostra capacità d'immersione in un mondo altro e ci consegnano alla fruizione d'uno spettacolo che si nutre d'un patto meno rivoluzionario e più mediato tra opera e fruitore.

L'abbandono ad un'altra dimensione può esserci ancora, ma l'esperienza che ci attraversa adesso ha confini spazio-temporali ben fissati, ha ai lati dello schermo corridoi predisposti ad una ordinata fuori-uscita da quella che non ci è dato più credere come un'altra realtà possibile.

E non c'è più traccia di quella bramosia entusiasta, di quel perdersi nella cecità volontaria in cui, in tempi di minor prudenza e superiore passione, ci si inoltrava gloriosi e senza freni.

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