mercoledì 24 giugno 2009

Dossi


Non va mai tutto liscio.


La possibilità d'un percorso lineare, mero effetto d'una esposizione prolungata a quell'american way of life di tanto cinema classico pre-sessantottino, una volta macinati i primi chilometri fuori dagli schermi dell'immaginario, diventa miraggio distorto dalle pieghe dei fatti ed opzione priva di fattibilità duratura.


In barba ad ogni rigorosa pianificazione dei propri passi, e sbeffeggiando anche qualunque tentativo di riappianare buche, fosse, altri crateri, l'utopia d'una vita senza sbalzi e senza sobbalzi va scontrandosi con i numerosi dossi – quelli naturali, quelli artificiali, quelli che la mente stessa s'industria a creare – che, nel proseguire deli giorni, ne alterano l'andatura.


Tra alti e bassi, è la nostra capacità d'ammortizzare gli urti, d'attutirne i colpi, che dovrebbe venirci in soccorso e riconsegnarci ad un maggior bilanciamento.

Con un'unica possibile certezza.

La livella, si sa, arriva solo alla fine della corsa.


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