mercoledì 8 aprile 2009

Le macerie della mente


Mediatico e già mediato flusso di coscienza. Il terremoto del linguaggio è ancora a (v) venire. Contingentare le forze. Unirle. Disunirsi alla ricerca delle stesse. Unire anche tutti i forse. Sforzarsi di pensare al bene del prossimo. Non restare a guardare. Non guardare andrebbe già meglio. L'Aquila anno zero. Unirsi per superare la tragedia. Tono minore se pensiamo alla Palestina, evento immane in casa nostra. Chiamarsi a raccolta. Ritrovarsi volontari. Riscoprire un senso comune. Un interesse nazionale. Distruzione occasione di rinascita. Ripartenza. Ricostruzione. Fare meglio di prima. Crollare per poi ritrovarsi nudi. Nascere ancora: venire alla luce in mutande. Piangendo. Lo sciame sismico e quello d'opinione. Che la terra si apra e si mangi tutti gli uomini in poltrona con le loro pre-visioni, prevenzioni, illusioni. Raccogliere fondi e ritrovarsi a fondo. Avrei voluto raccogliere le mie illusioni prima che crollassero. Avrei dovuto recuperare i miei pensieri prima che diventassero polvere. Fare i conti senza rendersene conto. Non contare più niente. Non avere più niente su cui contare. Imparare dal non dar nulla per scontato.

La terra trema e poi anche strema. Abituarsi alla scossa. Andare alla riscossa. Ripetersi. Uscir nudi. Venir fuori un'altra volta. Dirlo ancora una volta. Estrema soglia e spartiacque della vita, il ritrovarsi con il nulla tra le mani. Le macerie sono quelle d'una mente stanca.


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