domenica 19 aprile 2009

La vendetta di Gesù

C'era una pattuglia di carabinieri all'ingresso della chiesa. Qualcosa di insolito s'era compiuto.

Gesù aveva deciso di vendicarsi.

Di farla finita con la coazione a ripetere, con il risorgere a vuoto, con il recitar quell'immolarsi annuale, modello inascoltato di sacrificio e rinnovamento.

Risorgendo, in questa occasione Gesù si era diretto con immediatezza verso quel Giuda che l'aveva portato in croce e che ora stava seduto in platea ad ammirare lo spettacolo. Con decisione aveva scelto di pugnalarlo. A più riprese e con forza.

E poi per far si che si risvegliassero anche gli altri presenti e assenti, aveva iniziato a rincorrere ogni fedele spettatore che gli capitasse a tiro, ferendone la carne, a memoria perenne segnandone la pelle con lama affilata.

Non un gesto irrazionale e condannabile, quello del Cristo, ma un nuovo atto esemplare, di segno opposto, per far si che tutte quelle anime prostrate all'accettazione del sacrificio, alla sottomissione, a quell'assurdo “render grazie al padre” agente di morte, possano finalmente prendere coscienza della loro passività e reagire di conseguenza.

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