mercoledì 29 gennaio 2014

HOLY SPI(RI)T


Spu(n)ti sacri: stato di grande agitazione psichica, che spesso conduce alla perdita del controllo

appunti per un film da disfare: sacrificare il discorso.

Contro il linguaggio come addobbo grazioso per gli animi al riparo dal dubbio del pensiero.

Sisma nervoso, smottamento audiovisivo, immagini facilmente irritabili

Nervi alle stelle, elogio sincopato dell'inceppamento armonico


Perturbazioni confessionali 

Sacrilego sacrificare il sacro per raggiungere salvezza e santità?

Una religiosità blasfema e malferma per una disputa tutta terrena e sanguigna tra rampante (razzolante?) curiosità di conoscere (o di saper [vedere]) la verità. Studio di corpi e anime su quanto assoluto possa diventare il relativismo e su quanto relativo si debba confessare ogni assolutismo. 

E diabolico piacere d'andare avanti per sensi e per sensazioni improvvide, improvvise, impudiche, improvvisate, gioco fatale del tagliar la testa e tarpar le ali alla fede (in sé stessi e in chi ci sovrasta o meno).

Paganesimo teatrale, semiotica irrituale d'una messa ri-messa in scena (...rimetti a noi i nostri debiti, vomitali..) e in discussione del linguaggio officiante sentenze e dettante compiacenti comode vertenze. 

Contraltare dell'ovvio e mortifero imbalsamato adattamento d'un testo d'alto valore letterario, qui le pratiche sconsacrate e dissacranti giocano a imporre un nuovo approccio sul sacro. Su quel che ha a che fare con l'infernale e con il superiore. Poiché, se giudicherete le due zittelle cupamente rilegate in fondo alla benevolenza divina, ammutinatesi dall'ufficialità confessionale, non farete altro che riconsiderare e ripensare anche il loro opposto, il più limpido dei regni celesti. 

Risicata più di quanto si creda è la soglia che separa il più dignitoso dei portamenti dalla sua grottesca parodia. L'inganno del dirsi certi delle proprie azioni è smascherato dalla risibilità del proprio stesso atteggiamento.

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