lunedì 16 febbraio 2009

In differenza


Il mio ordinario sostare in banchina - gli occhi chini sulla carta, il collo, con frequenze regolari, interessato a voltarsi verso la destra (è da quel lato che sul binario 6 arrivano i treni in direzione Viterbo), le orecchie intente a captare annunci in tono metallico pre-registrato - ha trovato oggi modo d'essere scosso, ri-destato, sconvolto da un esagitato ed inesausto picchettare di bastone sul suolo di stazione.

A tentar di richiamare l'attenzione c'era un piccolo uomo al tramonto, carico di tutti gli stereotipi del mendicante consumato: capo chino, barba incolta e vestiario dall'abbinamento casuale e s-modato, insegna al collo (indicava a grandi lettere la sua origine lontana, una Bosnia di cui si diceva profugo affamato e solo) - quasi fosse l'etichetta d'un corpo in mostra - scodella di latta nella mano destra protesa verso il vuoto, occhi persi e magrezza evidente.

Ma quel suo agitarsi gli forniva un'aura rara, l'energia che ci soccorre quando è finito tutto eppure si continua a lottare. Non aveva perso la pazienza di chiedere, non aveva ancora desistito dal compito ingrato ed umiliante d'esigere l'aiuto altrui con versi d'uno straniero piombato a Trastevere per disperazione e non per diletto, per bisogno e non per voglia d'esperire. Quel suo andamento ciondolante, chapliniano nel suo cieco e tragicomico rincorrere la benevolenza degli altri pendolari, evidenziava un'esigenza impellente, quella di chi non si rassegna e combatte l'indifferenza, quella di chi non sa come fare ma lo fa ugualmente.

Il confine tra la spinta autentica e viscerale ed il camuffamento attoriale perdeva senso in quel che sembrava un vecchio clown ridotto in cenciosi abiti ed invece era l'epifania d'un reale non contraffatto dalle mediazioni con il buon senso e la cordialità del vivere corrente.

Nell'efficacia di quella che aveva tutti i connotati d'una performance, e che si lasciava osservare come fenomeno inconsapevole dell'emersione incontrollata d'un raro gesto di verità, ritrovavo stupito il piacere di restare catturato e coinvolto nella straordinarietà del quotidiano.

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