giovedì 25 giugno 2009

Uscita d'emergenza


Nostalgia d'una sala buia mai vissuta. D'una oscurità totale mai assaggiata.

Quelle precauzionali e doverose vie d'emergenza, segnali luminosi d' ormai insopprimibile e legittima accortezza, sempre là a ricordarci che in caso di pericolo c'è un'uscita già tracciata al proprio problema (incubo o trauma che sia), limitano la nostra capacità d'immersione in un mondo altro e ci consegnano alla fruizione d'uno spettacolo che si nutre d'un patto meno rivoluzionario e più mediato tra opera e fruitore.

L'abbandono ad un'altra dimensione può esserci ancora, ma l'esperienza che ci attraversa adesso ha confini spazio-temporali ben fissati, ha ai lati dello schermo corridoi predisposti ad una ordinata fuori-uscita da quella che non ci è dato più credere come un'altra realtà possibile.

E non c'è più traccia di quella bramosia entusiasta, di quel perdersi nella cecità volontaria in cui, in tempi di minor prudenza e superiore passione, ci si inoltrava gloriosi e senza freni.

mercoledì 24 giugno 2009

Dossi


Non va mai tutto liscio.


La possibilità d'un percorso lineare, mero effetto d'una esposizione prolungata a quell'american way of life di tanto cinema classico pre-sessantottino, una volta macinati i primi chilometri fuori dagli schermi dell'immaginario, diventa miraggio distorto dalle pieghe dei fatti ed opzione priva di fattibilità duratura.


In barba ad ogni rigorosa pianificazione dei propri passi, e sbeffeggiando anche qualunque tentativo di riappianare buche, fosse, altri crateri, l'utopia d'una vita senza sbalzi e senza sobbalzi va scontrandosi con i numerosi dossi – quelli naturali, quelli artificiali, quelli che la mente stessa s'industria a creare – che, nel proseguire deli giorni, ne alterano l'andatura.


Tra alti e bassi, è la nostra capacità d'ammortizzare gli urti, d'attutirne i colpi, che dovrebbe venirci in soccorso e riconsegnarci ad un maggior bilanciamento.

Con un'unica possibile certezza.

La livella, si sa, arriva solo alla fine della corsa.


sabato 20 giugno 2009

Rimozione forzata


In paradiso non si può parcheggiare.

La rimozione forzata è strategia di sopravvivenza per chi vuole offrirsi la possibilità di s-legarsi dal posto in cui ci si danna da tempo.

Tecnica di ri-partenza per affrancarsi dai pesi che porti sulle spalle.

Cinica saggezza del non pensarci, accurata scelta dell'azzittire il passato in vista d'un ottimistico o illusorio “andrà meglio”.

Accorreranno, in vostro soccorso e ben equipaggiati, i più equilibrati opinionisti della convenienza, i più stimati esperti nella ricostruzione della self efficacy.

Pagherete, in contanti o in lunghi pianti.

Capirete, ormai multati e del vostro sorriso mutilati.

Ve ne andrete, e, una volta vinti dall'oblio, vi riprenderete.

Già, a che pro soffermarsi e rimuginare, quando è in direzione del nuovo e del diverso che il progresso indica ed intima d' avanzare?

lunedì 15 giugno 2009

Senza uscita


Cupi presagi all'orizzonte. La fiducia è ancora molthenianamente in un nulla migliore.

Arenatasi la flotta delle intenzioni, tiriamo i remi in barca ed appendiamo la volontà ad un chiodo.

Le circostanze hanno creato i loro ostili paraocchi, il desiderio inappagato ha fatto il resto.

Si guarda in un punto solo e lo si vede cinto di ostacoli insuperabili.

Non ci avevano avvertito che il percorso era sbarrato.

Le alternative sono alle spalle e l'ineluttabile ha vinto la partita.

venerdì 12 giugno 2009

L'uomo che scava


Non trova niente, l'uomo che scava. Dice di cercare fino in fondo, ma poi non sa andare al di là dei confini dei suoi desideri.

Sotto il guscio c'è un altro guscio, e sotto questo ancora un altro.

Logica frattale e non meno che micidiale.

E se trovasse qualcosa in grado di sconvolgerne gli equilibri, d'arrestarne l'ormai consolidato movimento, più probabile sarebbe vederlo ricoprir di terra quell'amara scoperta e tornare a cercare.

martedì 9 giugno 2009

Resto umano


..si effettuano sconti sui pezzi restanti,
ma,
siamo spiacenti,
non conosciamo la formula nè gli ingredienti,
quelli che zoppicavano resteranno claudicanti...

sabato 6 giugno 2009

Se fossi un altro, sarei io


Se fossi un altro, sarei io.

Così come sono, non ci sono.


Sam potrebbe essere esploso in volo. Ma tra i passeggeri della sua mente nessuno era tanto importante al punto che qualcuno arrivasse a dichiararne la misteriosa scomparsa, a reclamarne i resti, a volerne continuare a cercare le tracce.

Così pare proprio che Sam non sia più. È passato. Qualora qualcuno si ostinasse ad annunciare d'averlo visto, incontrato, intercettato, è doveroso avvertire che trattasi solo di ingannevoli facsimile messi in giro per rassicurare i pochi intimi ancora interessati al suo destino.

Non è ancora passato, dice qualcuno. Passerà, dice fiducioso qualcun altro. Passerà prima o poi a trovarci? Passerà e non ce ne accorgeremo, o aspetteremo invano e per lunghissimo tempo il suo passaggio?

lunedì 1 giugno 2009

Lettera al bioparco

Scrivo questa lettera come conseguenza d'un attento esame del mio percorso vitale.

Stanco di studiare, ho preso in considerazione, come non secondaria, la possibilità d'essere studiato.

Entrar a far parte del parco animali è la mia nuova opportunità d'offrirmi, in quanto specie in via di involuzione, a chi vorrà fare di me la sua attrazione o la sua materia d'indagine.

Turbato dal dovere restar sempre lì ad ammirare le movenze ed i versi d'altri, ora accetterei con compiacenza d'essere ammirato.

Torturato dall'angoscia di cercare una via di libera azione in questa esistenza piena di cornici mentali e spaziali, ora avrei voglia di star serenamente in gabbia, nutrito ed accudito più di quanto lo possa essere fuori da un recinto.

Attendendo la vostra gentile risposta, chiedo cortesemente che mi venga spedita a casa una gabbia di contenimento, affinché, una volta entrato a pieno nel vostro organico, possa non soffrire più di tanto l'adattamento forzato al nuovo ambiente.