domenica 26 aprile 2009

Divieto di svolta a destra


Arrugginito e malconcio, ecco il segnale, oggi assai dimenticato, su cui si fondava la nostra cara democrazia.

Deviazioni


Avviso agli esistenti, quelli valenti e quelli inconsistenti.


Saranno deviate già dalla nascita tutte quelle vite che, volenti o nolenti, s'affacceranno al mondo attraverso l'altrui mediazione;


Saranno chiuse al traffico per questioni di disordine pubblico le vie d'accesso alla verità.


La circolazione verrà limitata ai percorsi indicati dagli esponenti del potere.


È ribadito il divieto di stazionamento nei pressi dei maggiori snodi di conoscenza.


L'accesso al sapere è e sarà circoscritto agli spazi cerebrali deputati e prescritti.


Chi trasgredirà le suddette assolute condizioni sarà considerato pericoloso libertario.


Ogni abuso di pensiero verrà punito a norma di legge o a regola d'arte.

sabato 25 aprile 2009

In panne


E qui come cazzo te regoli! - si mise ad urlare la donna – denunciando con sbigottimento come la luminosa tabella informativa di stazione, sulla quale aveva spinto i suoi occhi smarriti, fosse finita in panne.

Lo ripetette più volte sperando in un repentino ritorno alla normalità, ma poi, sopraffatta dalla disperazione di chi non conosce il binario verso il quale destinare la propria vita, si mise fragorosamente a piangere.

giovedì 23 aprile 2009

Reductio ad absurdum

Scusa ma che droghe usi a prima mattina per ridurti cosi??????????????????????????????????????????????????????????????????????????????????

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...ipnotizzato da questa tua favolosa distesa di punti interrogativi, quasi un campo minato (che poi l'interrogarsi è sempre un congegno da disinnescare con cura)..mi chiedo di quale riduzione mi parli...ai minimi termini? all'osso? in fin di vita?

O parli d'un “come ci siamo ridotti” (tra il graffiante il compiacente, l'ammiccante ed il provocante) che implica sempre una unità da cui partire per la misurazione. Da quale unità tu parti? quale gerarchia hai scalato per dirmi di vedermi ridotto?

O pensi ai pezzi di cui sono composto, dai quali d'un intero intellegibile è difficile prender visione e comprensione?

O infine, ridursi al silenzio.

La mia droga si chiama Alice

martedì 21 aprile 2009

Gli atleti del sabato sera

Noi, atleti del sabato sera, bevitori per professione, pensatori per ossessione.
Atti a far di un tavolo di legno consunto ed appiccicaticcio il punto di partenza di tutto un mondo possibile.
Capaci di far d'un bicchiere il parcheggio necessario d' anime a riposo e senza paura dell'eterodossia.
La nostra è vita di chiacchiera, d'incontri e ritrovamenti, di casuali avvistamenti e strategici appostamenti; è prova di ardua ricerca della differenza nella consolante e mortificante ripetizione; è gioco del ripetersi cambiati d'abito e di spirito, rifacendo gli stessi passi con diverso animo ed altre compagnie.
Noi, che poi più che far amicizia arriviamo a ricordarcene adesso qualcuna di quelle di cui si era persa memoria.
Noi che del fraintendimento creativo d'un gioco di sguardi facciamo il centro del nostro pensiero.
Noi che vorremmo un'ebbrezza perenne, che dalla moderazione stiamo alla larga e della vita ci teniamo strette le pulsioni radicali.
Noi che non abbiamo il modo di vivere alla luce solare e che ad essa preferiamo i tempi dilatati della notte. Quando ogni cosa assume la sfumatura dell’affrontabile, del duttile, del fattibile sorridente. Ogni gesto sposa l’andamento cantilenante ed opaco, l’aggraziato approccio morbido di quando quel che si fa e quel che si vuole fare coincidono senza riserva alcuna.
Immolati alla vita di petto, picari al gioco della sfida, all’ultima goccia, al sorriso del brindisi, alla famelica necessità di scivolare sul tempo, nello spazio e contro essi.

lunedì 20 aprile 2009

Pre-disporsi


Niente convenevoli (quanto ci allontanano dalla passione del vivere, raffreddando in triti cerimoniali ogni stretta di mano) ma la gran gioia d'esercitarsi in preliminari, quelle operazioni che ti preparano a qualcosa cui tieni in gran conto di compiere.
Prima o poi.
Si, perché è nel predisporsi al niente che si riesce benissimo, è nello sprecar energie che la vita ci fa campioni. É nell'attendere con voracità che ci si allena.
Senza che, una volta definitivamente mancanti o mancati - dell'attesa o del risultato -, si faccia caso della sopravvivenza, quanto meno, del fiato per imprecare, o della voglia per ricominciare.

domenica 19 aprile 2009

La vendetta di Gesù

C'era una pattuglia di carabinieri all'ingresso della chiesa. Qualcosa di insolito s'era compiuto.

Gesù aveva deciso di vendicarsi.

Di farla finita con la coazione a ripetere, con il risorgere a vuoto, con il recitar quell'immolarsi annuale, modello inascoltato di sacrificio e rinnovamento.

Risorgendo, in questa occasione Gesù si era diretto con immediatezza verso quel Giuda che l'aveva portato in croce e che ora stava seduto in platea ad ammirare lo spettacolo. Con decisione aveva scelto di pugnalarlo. A più riprese e con forza.

E poi per far si che si risvegliassero anche gli altri presenti e assenti, aveva iniziato a rincorrere ogni fedele spettatore che gli capitasse a tiro, ferendone la carne, a memoria perenne segnandone la pelle con lama affilata.

Non un gesto irrazionale e condannabile, quello del Cristo, ma un nuovo atto esemplare, di segno opposto, per far si che tutte quelle anime prostrate all'accettazione del sacrificio, alla sottomissione, a quell'assurdo “render grazie al padre” agente di morte, possano finalmente prendere coscienza della loro passività e reagire di conseguenza.

venerdì 17 aprile 2009

Il fumatore

Legge uno ad uno – ed ogni volta gli stessi – quegli annunci colorati fatti di numeri da chiamare ed urgenze alle quali rimediare: ditte traslochi, imprese di pulizia, agenzie immobiliari.

Tiene gli occhi fissi su quegli adesivi e consuma lentamente la sua sigaretta.

È in lui la quiete terribile di chi non sa cosa fare, o quella piuttosto di chi risolutamente abbia nominato lo spazio antistante un gran cassonetto come inedito luogo elettivo di moderata meditazione quotidiana.

Lo spazio ed il tempo in cui è da cercarsi un disperato impegno che – esauritosi il tabacco e gettato al sicuro il mozzicone – si continua tuttavia a non trovare.

venerdì 10 aprile 2009

La buona uscita

Il repertorio è sempre lo stesso oppure no? Entusiasmo d'un bevitore che collabora alla buona riuscita della sua serata con una media in più ed uno scontrino in meno. E tu che strumento hai per entrare in azione? Io suono il pensiero, lo faccio da tempo ed oramai son suonato per colpa d'esso.
Il percorso è sempre il medesimo oppure no? Curiosità del rientrante il ritrovare volti sparsi tra i tavoli di legno. Ad ogni passo avanti uno indietro: ricordiamoci chi eravamo e dove siamo finiti. Ci siamo adesso definiti? Dove, precisamente? Si tratta d'imparare, d'apprendere a fare l'idiota nel proprio paese, di farlo consapevolmente. Di decider dopo che è bene andar tra monti, ascoltare il nuovo giorno che sorge, controllare che tutto sia a posto, che la luna sia ancora in cielo, che di me si possa fare ancora a meno. E così forse non dovrebbe essere. Si tratta di capire se si voglia o meno essere capiti. Se si voglia capire o essere colpiti.

mercoledì 8 aprile 2009

Le macerie della mente


Mediatico e già mediato flusso di coscienza. Il terremoto del linguaggio è ancora a (v) venire. Contingentare le forze. Unirle. Disunirsi alla ricerca delle stesse. Unire anche tutti i forse. Sforzarsi di pensare al bene del prossimo. Non restare a guardare. Non guardare andrebbe già meglio. L'Aquila anno zero. Unirsi per superare la tragedia. Tono minore se pensiamo alla Palestina, evento immane in casa nostra. Chiamarsi a raccolta. Ritrovarsi volontari. Riscoprire un senso comune. Un interesse nazionale. Distruzione occasione di rinascita. Ripartenza. Ricostruzione. Fare meglio di prima. Crollare per poi ritrovarsi nudi. Nascere ancora: venire alla luce in mutande. Piangendo. Lo sciame sismico e quello d'opinione. Che la terra si apra e si mangi tutti gli uomini in poltrona con le loro pre-visioni, prevenzioni, illusioni. Raccogliere fondi e ritrovarsi a fondo. Avrei voluto raccogliere le mie illusioni prima che crollassero. Avrei dovuto recuperare i miei pensieri prima che diventassero polvere. Fare i conti senza rendersene conto. Non contare più niente. Non avere più niente su cui contare. Imparare dal non dar nulla per scontato.

La terra trema e poi anche strema. Abituarsi alla scossa. Andare alla riscossa. Ripetersi. Uscir nudi. Venir fuori un'altra volta. Dirlo ancora una volta. Estrema soglia e spartiacque della vita, il ritrovarsi con il nulla tra le mani. Le macerie sono quelle d'una mente stanca.


mercoledì 1 aprile 2009

Barba o zucchero filato?

Esseri separati che vanno a caso, una traiettoria labirintica o un binario al quale lasciar fare, farsi condurre alla meta. Ma dai sensi o dai condizionamenti?...non un bastone ma un ombrello fa vibrare con forza l'anziano in barba curata. Con buona frequenza da una altra mano, una mano non sua, accarezzata con dolcezza di figlia o di amante piena di comprensione.
Non c'era separazione alcuna tra quel volto affaticato e le dita di colei che resiste alla rigidità dell'uomo. Se le mani diventassero due, la barba metamorfizzata in zucchero filato...una leccata a passeggero, un gustare instabile, tener con fermezza uno dei sostegni è d'obbligo, insert coin, please...l'uomo con la barba andava ad installarsi al posto dell'obliteratrice, apriva la bocca per convalidare i biglietti, offriva in cambio una leccata di zucchero bianco...a chi toccherà dopo un lungo lavorio, d'arrivar a toccare con lingua la pelle ripulita dell'uomo obliteratore?